MAHLER Sinfonia in Re maggiore n. 9 Gustav Mahler Jugend-Orchester, direttore Jakub Hrůša
Pordenone, Teatro Comunale G. Verdi, 18 agosto 2023
Dopo essersi esibita in alcuni dei più importanti centri europei (Bolzano, Salisburgo, Dresda, Berlino, Amburgo, Amsterdam), la Gustav Mahler Jugend-Orchester (fondata nel 1986-87 per iniziativa di Claudio Abbado) è ritornata il 18 agosto a Pordenone (sua attuale sede di residenza), da dove era partita per la tournée estiva 2023: per l’occasione è stata presentata la Nona Sinfonia di Gustav Mahler – culmine ed epilogo dello stesso tour concertistico – sotto la direzione di Jakub Hrůša (che, ricordiamo, è stato recentemente nominato Direttore Ospite Principale dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia).
Va subito detto che si è trattato di una serata a dir poco memorabile sotto diversi punti di vista, e non solo per la densità e l’originalità del capolavoro mahleriano, ma, più in particolare, anche per la straordinaria disciplina e compattezza della formazione orchestrale (per l’occasione presentata al completo), per la resa pressoché perfetta delle diverse sezioni (con gli strumenti, fiati ed archi, spesso impegnati in diversi passaggi solistici), per l’accorta, rigorosa e vibrante conduzione di Hrůša,.
Mahler compose la sua immensa partitura sinfonica a Toblach (Dobbiaco) nell’estate 1909, subito dopo aver portato a termine il Das Lied von der Erde (1907-08), con il quale la Sinfonia condivide alcune idee melodiche (variamente modificate e strettamente interagenti con l’enorme materiale originale, insieme ad altri desunti da Bruckner e da Beethoven), le peculiarità della scrittura strumentale e, ancor di più, l’impronta espressiva globale, caratterizzata da uno struggente senso di commiato nei confronti della vita e dell’arte, gradualmente proteso verso una superiore trasfigurazione (culminante nelle diafane battute conclusive), nell’ambito di un itinerario dominato dai più violenti contrasti ritmici, agogici, timbrici; dai più abissali ripiegamenti alternati a oasi di tenerezza e a pungenti squarci ironici e demoniaci; dalle incessanti frammentazioni melodiche che hanno fatto parlare di un vero e proprio addio alla “melodia infinita” (Luigi Rognoni) nell’ambito di una ricerca compositiva aperta verso le soluzioni estreme, ben presto fatte proprie e sviluppate da Schönberg, Berg e Webern.
Tutto questo è stato posto in pieno risalto dell’interpretazione fornita da Hrůša, perseguita con estrema coerenza e con personale adesione allo stile dell’autore e al suo universo espressivo: di qui le tensioni e i più laceranti contrasti dinamici ed agogici portati al loro limite estremo fin dalle battute iniziali del primo movimento; il gusto per i colori più violenti e sgargianti, tra loro giustapposti (grazie, in particolare, alla resa magistrale dei fiati); i ritmi danzanti (spesso deformati) del secondo movimento in netto contrasto con la lancinante violenza e la pungente ironia con cui è stato avviato il terzo, in La minore (Rondo-Burlesca), con la sua fitta scrittura contrappuntistica alternata alle suggestioni melodiche della sezione centrale; di qui, infine, la struggente valenza espressiva con cui è stato delineato l’immenso Adagio conclusivo in Re bemolle maggiore, inizialmente avvolto nel compatto velluto degli archi, davvero in grado di suonare come fossero un solo strumento, impegnati a tradurre una linea interpretativa gradualmente tesa verso la più radicale, coinvolgente rarefazione fonica e timbrica (ai limiti delle loro effettive estensioni), sempre più eterei ed impercettibili, cui l’intera Sinfonia approdava nel suo tendere verso un superiore iperuranio. Un momento, questo, di autentica magia sonora, che non ha mancato di coinvolgere il pubblico accorso numerosissimo, il quale è subito esploso nelle interminabili ovazioni rivolte, giustamente, sia all’orchestra che al suo brillante direttore.
Il prossimo appuntamento è già stato fissato al giugno 2024 con uno dei cavalli di battaglia della giovane formazione: la Quinta Sinfonia di Bruckner.
Claudio Bolzan