CHERUBINI Eliza, ou le voyage aux glaciers du Mont St-Bernard E. Soster, M. Cizniarova, D. Prola, F. Longhi; Coro Polifonico di Aosta, Orchestre et Chœur du Conservatoire de la Vallée d’Aoste, direttore Stéphanie Praduroux voce narrante Giulia Valenti
Aosta, Teatro Splendor, 7 aprile 2017
Nell’ottobre scorso, grazie alla collaborazione tra diverse istituzioni culturali e musicali, ha avuto luogo, tra Aosta e Morgex, un ricco convegno dedicato a Eliza, ou le voyage aux glaciers du Mont St-Bernard di Luigi Cherubini. Il simposio, nelle intenzioni originarie, doveva precedere la pubblicazione di un’edizione critica dell’opéra-comique; ma le vicissitudini, a volte imprevedibili, del mondo accademico, hanno fatto sì che il lavoro, abbandonato dagli originari curatori e passato in altre mani, non possa essere pronto prima di alcuni anni. Così, il progetto di dar luogo in quella sede alla prima esecuzione dell’edizione critica ha dovuto essere ridimensionato in un’esecuzione concertistica di alcune pagine dell’opera sulla base dell’edizione a stampa esistente. Il concerto, che ha avuto luogo nei giorni del convegno, è stato recentemente riproposto, con una più ampia antologia di brani, nell’ambito della Saison culturelle regionale. La coesione della performance è stata garantita dall’attrice Giulia Valenti, che è intervenuta, come presentatrice e voce narrante, collocando i numeri musicali eseguiti nello sviluppo drammatico della vicenda e illustrando con sagace sintesi le circostanze storico-culturali sottese alla nascita di questa partitura nella Parigi rivoluzionaria del 1794. Partitura che — unendo una certa solennità classica al fascino per l’atmosfera sublime delle vette alpine (l’ambientazione è al valico del Piccolo San Bernardo, ed è addirittura prevista una valanga in scena, come cent’anni dopo nella Wally!) e al gusto folklorico ispirato da Rousseau per i genuini abitanti delle montagne (il coro che apre il secondo atto assomiglia più di quanto ci si potrebbe aspettare ai canti tradizionali delle Alpi) — incarna in massima misura l’atmosfera culturale di transizione tra Illuminismo e Romanticismo.
La realizzazione concertistica, affidata quasi in toto a forze locali, ha peccato di qualche disomogeneità, inevitabile quando si affianchino affermati professionisti e studenti di Conservatorio. La figura più compiuta è risultata indubbiamente quella semiseria del servo Germain, appannaggio del baritono Federico Longhi, che ne ha arricchito l’aria di appropriate sfumature musicali ed espressive. Il tenore Dario Prola ha messo in luce un pregevole metallo, anche se non ha modo di esprimere appieno le proprie potenzialità nella tessitura del ruolo di Florindo, di cui sono state presentate la romanza «Lieux sauvages» e l’aria «Oui, de douleur si je n’expire», intenso monologo drammatico dalle forme assai libere. Il rondeau della protagonista è stato intonato dalla ventenne aostana Elisa Soster, che incoraggiamo a continuare gli studi per mettere a frutto la facilità nel registro acuto con una più sicura intonazione e una maggiore varietà di colori. L’orchestra del locale Conservatoire, diretta da Stéphanie Praduroux, pur in presenza di un sensibile divario nel livello di preparazione dei singoli strumentisti, ha sostenuto dignitosamente la serata. Hanno suscitato perplessità alcune scelte agogiche relative all’ouverture, vero ingresso trionfale dell’ambiente alpino sulle scene del teatro musicale, che avrebbe meritato d’essere meglio messa a fuoco.
Al di là delle circostanze d’esecuzione, l’operazione Eliza si è messa in luce per il suo significato culturale, nel richiamare l’attenzione su una partitura d’ambientazione valdostana che riveste un ruolo di prim’ordine nell’ambito della produzione cherubiniana e segna una tappa fondamentale nello sviluppo dell’estetica melodrammatica di fine Settecento. Si auspica che, nel momento in cui l’edizione critica vedrà la luce, la Regione — che nel Teatro Splendor dispone di una sala moderna dall’ottima acustica, dotata di golfo mistico — si attivi per dar vita a una première di richiamo internazionale.
Marco Leo
© Alessandro Marchetto