MADERNA Serenata per Luisa (prima esecuzione italiana) MENDELSSOHN-BARTHOLDY Sogno di una notte di mezza estate op. 21, Ouverture MILHAUD Scaramouche op. 165c, suite per sassofono e orchestra SCHUBERT Sinfonia n. 8 in si minore D 759 “Incompiuta”Orchestra dell’Università degli Studi di Milano, direttore Sebastiano Rolli sassofono Simone Moschitz
Milano Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, 22 febbraio 2022
Si è respirata una inattesa aria di festa, martedì 22 febbraio, in Università Statale. Festa musicale, ma anche voglia di fare musica, sorridendo quando è lecito e giocando coi suoni.
Serenata per Luisa, di Bruno Maderna, ha aperto la serata, tra lo stupore del pubblico: gli strumentisti sono entrati alla spicciolata, iniziando a suonare quasi fosse una improvvisazione, ballando sul palcoscenico e coinvolgendo così gli spettatori che, man mano, hanno abbandonato il chiacchierio di attesa per lasciarsi coinvolgere dai suoni festosi. Composta da Maderna all’Aja, durante una serata conviviale con amici strumentisti, la Serenata per Luisa non ha nulla di astrattamente dodecafonico, bensì mostra un solido impianto tonale, ironico e gustoso, in tre movimenti, dove l’obbligato è il divertimento.
Segue l’Ouverture dal Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn, dove Sebastiano Rolli chiede all’orchestra sfumature e pianissimi, nonché un costante dialogo tra le sezioni. È la magia della notte che si apre così, con un sorriso sereno. L’orchestra risponde con attenzione, sempre nell’ottica di divertire, ossia distrarre dall’angoscia che il periodo attuale purtroppo alimenta. Si rimane rapiti dalla freschezza inesauribile del discorso musicale di Mendelssohn e ancor più dal brio col quale è resa la pagina. Sempre nell’ottica di giocare coi suoni, ci si lascia incantare da Scaramouche, pagina nella quale il genio di Milhaud scopre tutte le sue carte: ritmo incalzante, atmosfera languida e sognante, timbri ed impasti sonori raffinati, a sostegno del discorso solistico del sassofono. Per le cure di Simone Moschitz, al quale va il pregio di inserirsi con raffinatezza nel dialogo con l’orchestra, esaltando il piacere virtuosistico del brano.
Convinti applausi, calorosi, al termine della prima parte, in attesa della seconda, nella quale si è abbandonata una spensieratezza di fondo, per addentrarsi nel mondo imperscrutabile di Schubert. La Sinfonia in si minore apre spazi di vertigine assoluta, nella quale è difficile comprenderne i contorni: si rimane rapiti dal senso di totale smarrimento che emerge dalle prime battute, con quell’alchimia armonica di timbri e ritmo che spiazzano l’ascoltatore. Nemmeno il secondo movimento regala serenità, o quanto meno, maggior sicurezza. È un viaggio alla ricerca del nulla che si conclude con una sospensione inattingibile. Anche per questa pagina, Sebastiano Rolli ha spinto l’orchestra alla ricerca di timbri e fraseggi sussurrati, rendendo in larga parte intima e colloquiale l’esecuzione, ben sorretto dalle varie parti orchestrali.
Al termine degli entusiastici applausi, il bis da Maderna ha permesso di uscire con animo sollevato dall’Aula Magna della Statale, affacciandosi in una Milano dal clima inaspettatamente primaverile lungo i viali silenziosi.
Emanuele Amoroso