BEETHOVEN Sinfonia n. 9 op. 125 soprano Cinzia Forte mezzosoprano Agostina Smimmero tenore Marco Ciaponi basso Dario Russo Coro “Costanzo Porta”, Orchestra I Pomeriggi Musicali, direttore James Feddeck
Milano, Teatro Dal Verme, 19 ottobre 2019
Teatro stracolmo, persone in cerca di biglietto, grande entusiasmo finale dopo un concerto di qualità convincente: quello a cui qualsiasi orchestra dovrebbe mirare, ma che ancora di più dovrebbe essere obiettivo urgente dei Pomeriggi Musicali (a quando la nomina di un direttore musicale, magari giovane e italiano?), si è verificato nel concerto di apertura della stagione 19/20 (ho assistito alla replica pomeridiana del sabato). La sfida, insomma, sarà convincere quelle persone che “si fidano” di andare a teatro per la Nona di Beethoven a fare lo stesso anche per programmi un pochino meno noti: come si è visto, è assolutamente possibile. Anche perché l’orchestra, nell’ultimo anno, è certamente migliorata, per qualità timbrica e compattezza di attacchi, per equilibrio fra le sezioni e per la versatilità in diversi repertori (e gli aggiunti sono spesso di ottima qualità: bastava sentire, in questo caso, quanto bravo è stato Massimiliano Crotta, corno solista nell’Adagio): e il feeling con James Feddeck è evidente. Singolare, poi, la lettura che dell’estremo capolavoro beethoveniano ha dato il giovane americano: a capo di un organico di medie dimensioni (archi in formazione 12.10.8.7.4), Feddeck ha scelto fin dall’inizio un’estrema scorrevolezza della concertazione, senza nostalgie verso un “titanismo” di tradizione, ma evidentemente qui impossibile da riproporre, ma senza nemmeno cercare sonorità e fraseggi corruschi e nervosi, più affini ad un gusto moderno, sulla scorta della prassi storicamente informata (penso all’esempio di Antonini come caso quasi estremo).
A compensare questa sorta di “giusto mezzo”, una chiarezza notevole delle linee interne, palese nel peso conferito ai fiati (ad esempio nello Scherzo) e tempi sempre piuttosto spediti (la durata totale si è attestata intorno ai 65 minuti), ma mai affrettati: e l’“Adagio molto e cantabile”, il cuore metafisico e quasi ultraterreno della Nona, guardava piuttosto verso una semplicità di eloquio che, forse, un po’ lo banalizza, ma che era certamente onesta, chiara, e ben realizzata. Quasi a collegare questo sublime momento musicale alle atmosfere della Pastorale, più che al mistero della Grande fuga… Niente brividi anche nel grande finale, dove l’Inno alla gioia non vibrava di tensione morale ma, nell’ottimo canto del Coro Costanzo Porta, e in quello sostanzialmente corretto dei quattro solisti, tutti italiani (una menzione d’onore per Marco Ciaponi, tenore di bella linea), era un ottimo esempio di far musica intelligente ed elegante, perfettamente commisurato alle forze in campo. Come dire: prima di fare filosofia, meglio dominare la grammatica. Ma questo non suoni come una critica: l’ottimo livello del concerto di apertura fa da favorevole viatico a questa maratona beethoveniana che i Pomeriggi, come tante altre orchestre, completeranno nel corso della stagione 19/20. E del successo calorosissimo si è già detto.
Nicola Cattò
Foto: www.concertodautunno.it