MOZART Quartetto K 478 in sol per pianoforte, violino, viola e violoncello BRAHMS Quartetto n. 1 op. 25 in sol per pianoforte, violino, viola e violoncello violino Giovanni Andrea Zanon viola Pinchas Zukerman violoncello Amanda Forsyth pianoforte Federico Colli
Bassano del Grappa, Teatro al Castello “Tito Gobbi”, 14 luglio 2022
Apertura di gran lusso per la sezione musica di Operaestate Festival Veneto, la rassegna multidisciplinare di danza, teatro, musica e lirica che dal 1991 si svolge ogni estate nella città di Bassano del Grappa e nei comuni contermini della fascia pedemontana veneta.
Ospite di lusso il violinista, violista e direttore d’orchestra israeliano, di origini polacche, Pinchas Zukerman,
uno dei nomi più prestigiosi del concertismo internazionale, con una carriera brillantissima alle spalle che vanta collaborazioni e amicizie illustri sulle scene di tutto il mondo. Basterebbe ricordare l’amicizia con Daniel Barenboim e Itzhak Perlman con i quali ha suonato, e inciso moltissimo.
A Bassano si è presentato in veste di violista assieme alla (terza) moglie, la violoncellista canadese Amanda Forsyth, e ad uno dei suoi allievi alla prestigiosa “Manhattan School of Music” di New York, il giovanissimo e brillante violinista di Castelfranco Veneto, Giovanni Andrea Zanon, classe 1998. Completava l’ensemble cameristico il pianista bresciano Federico Colli.
Assieme hanno dato vita ad una trascinante interpretazione di due capolavori del repertorio cameristico, entrambi in tonalità di sol minore: il Quartetto K 478 in sol minore di Wolfgang Amadeus Mozart e il Quartetto n. 1 Op. 25 di Johannes Brahms.
Il lavoro di Mozart costituisce la prima e compiuta manifestazione “moderna” nella letteratura del quartetto per pianoforte e archi, destinata ad una intensa fioritura nel corso del XIX secolo: esso, infatti, propone una sorta di rivoluzione nella concezione della musica da camera con pianoforte, che investe la destinazione, la complessità della scrittura e il contenuto musicale. Il modello è quello del concerto per pianoforte e orchestra, con l’intenso rapporto dialettico tra lo strumento solistico e gli archi. Il Quartetto è una sorta di concerto in miniatura, con un ruolo “solistico” e virtuosistico dello strumento a tastiera e con il gruppo degli archi che tuttavia non si limita ad accompagnare il solista, ma entra in un rapporto concertante e dialettico. Aspetti che i quattro musicisti hanno messo in luce nel migliore dei modi, rendendo palpabile la modernità della scrittura e del pensiero musicale mozartiani e sottolineando, talvolta con quale forzatura dimostrativa, le anticipazioni future. Un Mozart di grande fascino letto in chiave romantica, trascinante nel corso dei tre movimenti a partire dall’Allegro iniziale con il suo brusco contrasto tra un perentorio unisono e una cupa scala discendente del pianoforte, elementi che percorrono insistentemente l’intero movimento, fino al Rondò finale di impostazione brillante e nettamente “concertistica”, con una singolare sezione in minore che si richiama al più intenso contenuto espressivo del tempo iniziale. Unico limite che possiamo rilevare all’esecuzione è stata l’acustica del teatro all’aperto, che non consentiva ai musicisti un’incisiva proiezione del suono, specialmente del pianoforte, risultato talvolta troppo in secondo piano.
Limite, questo, che meno si è avvertito nel secondo brano in programma, nel quale la densa scrittura brahmsiana ha permesso una maggiore presenza sonora. Il Quartetto op. 25, scritto nel 1861 da un Brahms ventottenne, articolato in quattro movimenti, è una composizione di ampie proporzioni (oltre quaranta minuti di musica) strumentalmente assai elaborata e di grande impegno tecnico per quattro strumentisti.
Un piacere per le orecchie e per gli occhi l’entusiasmo palpabile e l’intesa tra i quattro musicisti: il dominio della tastiera e la nitidezza del tocco del pianista Federico Colli alle prese con la non facile scrittura pianistica; l’irruenza e il pathos quasi irrefrenabile del violinista Giovanni Andrea Zanon, davvero stella di prima grandezza tra i giovani violinisti di oggi, che alla scuola di un maestro come Zukerman ha imparato i segreti della musica da camera e a contenere tentazioni divistiche. Imbracciando il suo meraviglioso Guarneri del Gesù del 1739 ex “Ebersholt, Menuhin”, che fu lo strumento del leggendario violinista Yehudi Menuhin, ha potuto far leva sulla forza e sul calore del suono, oltre che sulla fantasia del fraseggio. Aspetti questi condivisi con la carismatica violoncellista Amanda Forsyth: il loro sorrisi d’intesa sono stati il segno di una consuetudine e del piacere di fare musica assieme che sono il segreto della musica cameristica. Su tutti, composto e quasi compassato, il grande Zukerman ha dato una lezione di stile. Evidente, infatti, il suo lavoro di concertazione nella ricerca di un equilibrio tra i quattro musicisti, lasciando spazio ad ognuno di spiccare con la propria individualità, ma al contempo di ricondurre tutto ad una visione unitaria. Nel caso di Brahms, quella del pieno romanticismo, ricco di umori e urgenze spesso incontenibili, di tinte umbratili e autunnali e di richiami al mondo della musica popolare, come nel trascinante “Rondò alla Zingarese” con cui si chiude la composizione brahmsiana. Successo vivissimo da parte del folto pubblico presente con ripetute chiamate sul palcoscenico.
Stefano Pagliantini